Storicamente, quasi il 30% del PIL indiano era assorbito dai risparmi delle famiglie, tipicamente sotto forma di oro e proprietà immobiliari, ma la demonetizzazione avviata nel novembre 2016 e il “programma Aadhaar” stanno, insieme, dirottando questi capitali verso il sistema finanziario. Inoltre, questo contesto di abbondante liquidità sta abbassando i costi di finanziamento per gli istituti di credito e stimolando le commissioni delle imprese legate alla gestione patrimoniale.
Circa 60.000 conti collegati a fondi comuni di investimento vengono aperti ogni giorno in India e il patrimonio in gestione (AUM) è quasi raddoppiato in poco più di tre anni.
Il mercato indiano dei fondi comuni di investimento ha attraversato tre fasi distinte nel corso degli ultimi 13 anni, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) in netto miglioramento negli ultimi tre, grazie a rendimenti di mercato più elevati e flussi maggiori come conseguenza della demonetizzazione dello scorso novembre.
Poiché la penetrazione dei fondi comuni in India come percentuale del PIL è meno di un quarto della media mondiale, e inferiore a quella di molti altri mercati emergenti, riteniamo che ci sia un ampio margine di crescita in questo settore.
Sophia Whitbread – Portfolio Manager del team Emerging and Asian Equities di Newton (BNY Mellon)
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